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Il mistero di Mohamed Amra: il narcotrafficante evaso e le sue attività dietro le sbarre

La fuga spettacolare e le operazioni criminali gestite dal carcere

Il mistero di Mohamed Amra: il narcotrafficante evaso e le sue attività dietro le sbarre

Sembra svanito nel nulla Mohamed Amra, il 30enne evaso lo scorso 14 maggio dopo che un commando armato ha assaltato il furgone della polizia penitenziaria sul quale viaggiava. Un attacco sanguinoso, avvenuto nei pressi del casello autostradale di Incarville, in cui hanno perso la vita due agenti e che ha permesso al detenuto di dileguarsi a bordo delle auto dei suoi complici, un’Audi A5 bianca e una BMW serie 5.

Da quel giorno la polizia francese ha fatto partire una vastissima operazione di ricerca con centinaia di agenti coinvolti. Da oltre 10 giorni le forze dell’ordine hanno scandagliato la zona partendo dall’Eure, in Normandia, dove è avvenuto l’assalto. Un’imponente caccia all’uomo che prosegue, ma al momento non vi sono tracce di Amra: il timore delle autorità è che sia riuscito in qualche modo ad abbandonare il territorio francese.

Le nuove rivelazioni su Mohamed Amra

Nel frattempo emergono nuovi dettagli su chi era, realmente, il detenuto 30enne, che in un primo momento era stato descritto dai quotidiani francesi come un detenuto di “medio livello”, padre di un bimbo di 3 anni, con alle spalle diverse condanne (ben 13), ma soprattutto per reati come furti e violazioni del codice della strada.

Una descrizione che tuttavia non combacia, o almeno non perfettamente, con le attività che Amra gestiva, anche quando si trovava dietro le sbarre. Come confermato anche da Bfmtv, in base alle ultime informazioni, è emerso un profilo totalmente differente da quello del detenuto “qualsiasi”.

Detto “La Mosca”, soprannome declinato poi in diverse modalità (“La Mouche”, “La Chemou”, “Moha”, “Momo”, “Moumouche” ma anche “Yanis”), Amra era conosciuto e temuto, un “grande narcotrafficante” che anche sotto la stretta sorveglianza del carcere riusciva a gestire i suoi affari, tra armi, droga e non solo, grazie all’utilizzo di diversi cellulari che era riuscito a far entrare di nascosto all’interno del penitenziario.

Droga e non solo: le operazioni gestite dal carcere

In particolare, secondo i media francesi, nel novembre del 2022, Amra aveva cercato di acquistare delle armi da guerra da un misterioso fornitore. Si trattava di fucili mitragliatori AR, armi d’assalto simili a una di quelle usate da uno dei membri del commando che ha assaltato il furgone della polizia penitenziaria. I due avevano concordato un prezzo di 6mila euro a fucile.

Il 30enne riusciva a mantenere il “potere”, a volte usando anche il pugno di ferro, gestendo la sua rete di contatti tramite i telefoni cellulari acquisiti durante le sue detenzioni, la prima tra marzo 2016 a giugno 2019, e la seconda tra gennaio 2022 e il 14 maggio scorso.

Sarebbero ben nove i telefoni sequestrati tra gennaio e maggio 2023 nella sua cella nel carcere La Santé di Parigi, con la sorella 34enne che ha ammesso durante un interrogatorio di aver introdotto una “sim card” e di aver aiutato Amra a vedere la fidanzata, lasciando che fingesse di essere lei dopo averle consegnato il suo documento di identità.

Anche la ragazza risulta incriminata, insieme ad Amra e altri complici, per l’omicidio organizzato a Marsiglia.

Nell’ottobre del 2023, per la prima volta, un magistrato utilizza il termine “clan Amra”, per fare riferimento alla cerchia di uomini che agiva attorno, in protezione e su ordine della “Mosca”: una struttura composta da “una ventina di membri”.

Ma non solo. Il 30enne avrebbe beneficiato di condizioni di detenzione “favorevoli”, secondo un agente intervistato da Bfmtv avrebbe avuto “un narghilè per allietare le sue serate”, “droga da consumare”, oltre ai cellulari e le sim che utilizzava per navigare sui siti di incontri o per gestire le sue operazioni tramite servizi di messaggistica crittografati come Signal.

Il detenuto riusciva anche a ottenere cibo a qualsiasi ora grazie a dei complici esterni, i cosiddetti “lanciatori”, ed è molto probabile che con la medesima modalità sia riuscito a pianificare la sua fuga.

Le intercettazioni tra ordini e minacce

Amra era solito sollecitare e dare ordini ai suoi subordinati sull’organizzazione del traffico di droga, riuscendo a organizzare, sempre da dietro le sbarre, i cosiddetti “coring”, ossia i furti della droga trasportata dalle bande rivali.

Nelle terrificanti intercettazioni pubblicate da Le Parisien, risalenti al 2022, Amra dava indicazioni sulle zone da evitare e sui furgoni avversari da attaccare, teneva sotto controllo tutto, dal percorso al tempo da impiegare per concludere “l’operazione”, fino al luogo in cui trasportare il carico rubato.

In un’altra intercettazione il 30enne ha ordinato il rapimento di un uomo, dicendo ai suoi complici il comportamento da adottare: “Dite loro di alzare le armi e perquisite ogni stanza. Poi prendete il ribelle e uscite”.

In un’altra telefonata emerge invece il lato oscuro e violento di Amra, che minaccia il suo interlocutore che, probabilmente, aveva un debito da saldare: “Sul Corano della Mecca, mi rispetterai. Tu sei pazzo, ma ti dimostrerò che sono più pazzo di te. Vuoi vedere la mia stronzaggine? Te la mostrerò e mi pagherai”.

Poi insulti a soci e complici, minacce di colpire le famiglie e i cari dei “cattivi pagatori”.

Intanto, come ribadito nei giorni scorsi dal procuratore di Parigi Laure Beccuau, le indagini proseguono 24 ore su 24: “Di fronte all’implacabile determinazione criminale delle persone coinvolte, gli investigatori restano mobilitati e lo rimarranno per tutto il tempo necessario”.

Mentre le operazioni di ricerca continuano, l’opinione pubblica francese (e non solo) si interroga sulle condizioni detentive di Amra che, invece di essere sotto strettissima sorveglianza, era libero di portare avanti indisturbato i suoi affari anche dal carcere, eludendo ogni tipo di controllo.