Scienze

Origine del campo magnetico solare: nuove scoperte e impatti sul meteo spaziale

Studi recenti svelano il mistero delle macchie solari e delle tempeste geomagnetiche

Origine del campo magnetico solare: nuove scoperte e impatti sul meteo spaziale

Le macchie e le tempeste solari sono tra gli spettacoli più evidenti e affascinanti che si manifestano quotidianamente sulla superficie ardente della nostra stella. Questi fenomeni non solo influenzano il nostro pianeta, scatenando tempeste geomagnetiche e aurore, ma hanno un impatto sul meteo spaziale dell’intero sistema solare. Nonostante la loro spettacolarità, rimangono ancora avvolti da un velo di mistero.

Recenti studi, come quello pubblicato su Nature, stanno contribuendo a chiarire alcuni aspetti legati all’attività solare. Secondo questa ricerca condotta da un team di fisici provenienti da diverse università internazionali, il campo magnetico del Sole potrebbe avere origine negli strati più esterni della stella, contrariamente a quanto si pensasse in passato.

Il modello sviluppato per lo studio si basa sulle perturbazioni del plasma presente nella zona convettiva esterna del Sole. Questo plasma, costituente circa un terzo della massa solare, è responsabile della generazione del campo magnetico attraverso le interazioni delle correnti di particelle ionizzate che vi circolano, simile al funzionamento di una dinamo.

Per comprendere meglio questi processi, è necessario ricorrere a simulazioni al computer, dato l’impossibilità di avvicinarsi direttamente al Sole. Utilizzando un programma chiamato Dedalus, i ricercatori sono riusciti a identificare pattern di attività del plasma negli strati esterni della zona convettiva, che potrebbero spiegare l’origine dell’attività solare, inclusa la formazione delle macchie solari e il ciclo di attività solare che si ripete ogni 11 anni.

Secondo Keaton Burns, matematico dell’MIT coinvolto nello studio, il campo magnetico solare potrebbe non essere generato da una dinamo, ma da un meccanismo noto come instabilità magnetorotazionale, simile a quanto avviene nei dischi di accrescimento attorno ai buchi neri. Se confermata, questa scoperta potrebbe portare a una maggiore precisione nella previsione delle tempeste solari, consentendo una migliore protezione dei satelliti e delle infrastrutture tecnologiche vulnerabili.