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Omicidio Diabolik: Nuovi Dettagli Emergono nel Processo

La difesa cerca di scagionare l'imputato puntando su pista albanese e misteriosa ombra M.

Omicidio Diabolik: Nuovi Dettagli Emergono nel Processo

Nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, avvenuto il 7 agosto 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma, sono emersi nuovi dettagli. L’imputato è l’argentino Raul Esteban Calderon, accusato di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. La difesa, rappresentata dall’avvocata Eleonora Nicla Moiraghi, cerca di scagionare Calderon puntando sulla pista albanese che coinvolge Orial Kolaj, un pugile albanese legato al clan criminale noto come la “batteria di Ponte Milvio”. Si indaga sulle connessioni tra gli albanesi, gli ultras di estrema destra e le amicizie di Diabolik, oltre a un’ombra misteriosa: M., che avrebbe dato il via libera all’omicidio.

Nell’ultima udienza, tenutasi il 6 giugno nell’aula bunker di Rebibbia, la difesa di Calderon ha interrogato il comandante del Nucleo Investigativo Dario Ferrara per il contro esame. Ferrara ha presentato la nuova informativa dei carabinieri e della squadra mobile sullo scooter utilizzato dal killer il giorno del delitto. L’informativa è stata ammessa dalla corte d’Assise su richiesta della procura per approfondire le indagini sull’omicidio.

La difesa di Calderon cerca di dimostrare che non è stato lui il sicario travestito da runner che ha sparato a Diabolik nel parco. Si sono effettuate verifiche su Orial Kolaj, il pugile albanese, che aveva tatuaggi ben visibili sulle braccia e sul polpaccio sinistro prima dell’omicidio. Il killer aveva una fascia che copriva la gamba destra, escludendo così Kolaj come esecutore. La stessa fascia è stata catturata dalle telecamere di un bar di Via Tito Labieno, dove l’assassino è fuggito su uno scooter nero con un complice non identificato, sospettato di essere Calderon.

Dagli accertamenti è emerso che lo scooter era stato rubato nel marzo 2019 e incendiato due giorni dopo l’omicidio. Gli investigatori hanno riscontrato una forte compatibilità con il modello Beverly 300 e hanno individuato che era l’unico scooter rubato nella provincia di Roma che corrispondeva al modello e al colore utilizzati dai killer. Il proprietario del mezzo, chiamato a visionare le immagini delle telecamere, ha riconosciuto il bauletto e il parabrezza non originali che aveva installato.

Nella prossima udienza, fissata per il 25 giugno, saranno ascoltati il capo della squadra mobile Stefano Signoretti e il proprietario dello scooter. Il 1 luglio sarà la volta dei fratelli Fabrizio e Simone Capogna, ora collaboratori di giustizia.

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