Economia

Chiusura improvvisa dello stabilimento Amadori di Monteriggioni

Lavoratori licenziati e proteste sindacali: la vicenda in dettaglio

Chiusura improvvisa dello stabilimento Amadori di Monteriggioni

Lo stabilimento Amadori di Monteriggioni, in provincia di Siena, ha annunciato la chiusura improvvisa e il licenziamento di tutti i 200 lavoratori impiegati sul sito. La notizia è stata comunicata ai dipendenti durante una riunione presso la sede della Regione Toscana il 12 giugno. I sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena hanno confermato la decisione dell’azienda dopo un confronto serrato e la richiesta di tempo per valutare le proposte sindacali.

Le istituzioni avevano proposto ad Amadori di mantenere i livelli occupazionali e salariali attuali per consentire un percorso di riconversione del sito produttivo, supportato dalle autorità regionali e locali. Tuttavia, l’azienda ha optato per la chiusura, lasciando molti lavoratori senza forme di sostegno al reddito, considerando che circa l’80% del personale è avventizio e non avrà accesso a misure di sostegno se non alla disoccupazione agricola, che non sarà disponibile prima del 2025.

La decisione di Amadori è stata fortemente criticata dalla segretaria nazionale Flai Cgil, Silvia Spera, che ha promesso di intraprendere azioni per contrastare la scelta unilaterale dell’azienda. La richiesta era di garantire continuità produttiva e salvaguardia occupazionale per tutti i dipendenti dello stabilimento, che svolge principalmente attività di macellazione e confezionamento di tacchini.

Le istituzioni hanno chiesto ad Amadori di garantire almeno il pagamento del reddito per le prossime tre settimane ai lavoratori, che già da mesi lavorano solo un giorno e mezzo a settimana. La vice presidente della Toscana, Stefania Saccardi, e il consigliere Valerio Fabiani hanno sottolineato che la chiusura dello stabilimento potrebbe avere ripercussioni negative sull’attività agricola della regione, sottolineando l’importanza di preservare la produzione e il territorio.

Le cause della chiusura sono state attribuite da Fabiani a una presunta crisi di domanda nella produzione di tacchino e alle perdite dello stabilimento, nonostante il gruppo Amadori abbia registrato utili consistenti nel bilancio 2022. La decisione dell’azienda ha scatenato la protesta dei sindacati, che hanno organizzato un presidio di protesta davanti alla sede di Amadori a Cesena per il 20 giugno.

La Regione ha chiesto di sospendere la dismissione del sito e avviare un percorso per garantire la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento. Tuttavia, l’offerta dell’azienda di 14 giornate pagate come anticipo sul mese successivo è stata considerata inaccettabile dai sindacati, che vedono nella chiusura di Monteriggioni una delocalizzazione vietata dalla legge.

L'assemblea dei lavoratori dello stabilimento Amadori di Monteriggioni (Foto da Cgil Siena)
L’assemblea dei lavoratori dello stabilimento Amadori di Monteriggioni (Foto da Cgil Siena)

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