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Polemiche al party dell’Estetista Cinica nella Biblioteca Braidense

Controversie sull'evento di Cristina Fogazzi tra arte e make up

Polemiche al party dell’Estetista Cinica nella Biblioteca Braidense

Cristina Fogazzi, nota come l’Estetista Cinica, ha organizzato un grande evento presso la Biblioteca Braidense, la terza biblioteca italiana per ricchezza del patrimonio librario situata a Palazzo Brera a Milano. Il party è stato un’occasione per celebrare importanti traguardi aziendali: il primo anniversario della sua linea di make up e il lancio in Spagna di un altro suo marchio.

L’imprenditrice ha condiviso su Instagram un video della serata, durante la quale gli invitati hanno potuto godere dell’atmosfera unica della biblioteca, circondati da tomi e opere d’arte di inestimabile valore, gustando pizze e cocktail.

Le immagini pubblicate hanno generato diverse critiche. Alcuni hanno sottolineato come la sacralità di luoghi come la Biblioteca Braidense non dovrebbe essere compromessa da interessi commerciali, mentre altri hanno ironizzato sul contrasto tra l’evento e le rigide regole di comportamento solitamente imposte all’interno della biblioteca.

Anche Angelo Mazzone, fondatore di Milano Segreta, ha espresso il suo dissenso riguardo alla situazione, evidenziando le restrizioni che solitamente vengono applicate ai visitatori della biblioteca.

Cristina Fogazzi ha risposto alle critiche prima tramite le storie su Instagram e successivamente con un post dedicato alla questione. Ha chiarito di aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie per l’evento e ha citato un’intervista al direttore della Pinacoteca, Angelo Crespi, che ha spiegato come sia consuetudine per la Biblioteca Braidense ospitare eventi privati a pagamento.

L’imprenditrice ha difeso la scelta della location come un modo per promuovere le bellezze italiane, sottolineando che l’evento ha permesso di far conoscere la Pinacoteca a un vasto pubblico spagnolo attraverso le storie di influencer di rilievo.

Ha infine sollevato il sospetto che le critiche ricevute possano derivare da un atteggiamento classista, poiché il suo marchio non appartiene ai grandi brand internazionali del lusso, ribadendo che il problema non è l’utilizzo della Biblioteca Braidense in sé, ma il suo specifico utilizzo.