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Elezioni in Iran: Polemiche e Intrighi nella Corsa Presidenziale

Una panoramica sulle elezioni anticipate e le tensioni politiche in Iran

Elezioni in Iran: Polemiche e Intrighi nella Corsa Presidenziale

Gli iraniani sono chiamati alle urne per eleggere un nuovo presidente il 28 giugno, un anno prima del previsto a causa della morte del presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi in un incidente aereo il 19 maggio. Se nessun candidato raggiungerà la maggioranza, si andrà al ballottaggio il 5 luglio. La scelta del presidente è cruciale poiché gestisce quotidianamente il governo e ha una responsabilità particolare sull’economia iraniana, rispondendo alla Guida Suprema.

Le elezioni sono già contraddistinte da polemiche e inviti al boicottaggio del voto, poiché non sono considerate libere o eque dalla maggior parte dei paesi occidentali e delle organizzazioni per i diritti umani. I candidati presidenziali sono rigorosamente controllati dal Consiglio dei Guardiani, composto da 12 giuristi e chierici.

La tornata elettorale in Iran è stata definita una farsa da alcuni, poiché su 80 candidati iniziali solo sei sono stati accettati dal Consiglio dei Guardiani. Cinque di essi sono conservatori, mentre l’ex ministro della Sanità, Masoud Pezeshkian, è considerato un riformista nel contesto del regime iraniano.

Due candidati conservatori, Amirhossein Ghazizadeh Hashemi e il sindaco di Teheran Alireza Zakani, si sono ritirati dalla competizione elettorale, probabilmente per compattare il fronte conservatore e favorire l’unico candidato riformista ammesso, Masoud Pezeshkian.

Altri candidati in gara includono l’ultraconservatore Said Jalili, l’attuale capo del Parlamento Mohammad Bagher Qalibaf e il clerico Mostafa Pourmohammadi.

Gli analisti ritengono che sia in corso una coalizione del fronte conservatore, sostenuta dalla Guida Suprema Ali Khamenei, per contrastare un possibile successo di Pezeshkian, che potrebbe attrarre la parte meno conservatrice della popolazione iraniana.

La partecipazione di Pezeshkian alla corsa elettorale potrebbe essere un tentativo del governo di aumentare l’affluenza alle urne. Diverse organizzazioni e madri di manifestanti uccisi hanno invece invitato al boicottaggio per esercitare pressione sul sistema affinché cambi.

Se uno dei candidati più conservatori dovesse vincere, il governo probabilmente rivendicherebbe il risultato come un successo della teocrazia, nonostante i controlli e le pressioni esercitate sui candidati rivali.

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I candidati presidenziali Masoud Pezeshkian, Saeed Jalili, Alireza Zakani, Mohammad Bagher Qalibaf, Amirhossein Ghazizadeh Hashemi, Mostafa Pourmohammadi (LaPresse)
Staff
  • PublishedJune 27, 2024