Le Teorie del Complotto sull’Attentato di Butler: Analisi e Controversie
Da QAnon a BlueANon: le ipotesi e le contraddizioni dietro l'attacco
Le teorie del complotto si diffondono ampiamente, coinvolgendo anche il fronte democratico. L’hashtag utilizzato sui social è #staged: messinscena. Le ipotesi riguardanti l’attentato di Butler sono variegate: da un lato, ci sono account vagamente associati al movimento QAnon che attribuiscono la responsabilità dell’attacco a Trump a poteri occulti o a un presunto deep State che vorrebbe eliminare il tycoon; dall’altro, tra i progressisti, c’è chi ipotizza un finto auto-attentato per favorire un ritorno elettorale di Trump a pochi mesi dalle presidenziali.
Partendo dal cospirazionismo di destra, i sostenitori di QAnon sostengono l’esistenza di uno Stato profondo, segreto, gestito da poteri legati all’area liberal che ostacolano Donald Trump. L’ex presidente, a detta dei suoi sostenitori, sta combattendo contro questo presunto Stato profondo, cercando di smascherare presunti abusi sui bambini da parte di politici democratici. Dopo gli spari al candidato Repubblicano, teorie complottiste di questo genere sono tornate in auge.
Alcuni post virali indicano la CIA come mandante dell’attacco, coinvolgendo anche personaggi come Soros, Obama e Hillary Clinton. Inoltre, a destra si insiste sul coinvolgimento morale di Biden e dei democratici nell’attentato. Un membro del Congresso come Mike Collins ha addirittura suggerito che Biden dovrebbe essere denunciato per incitamento all’assassinio.
Le teorie cospirazioniste del fronte anti-Trump, invece, sono principalmente rappresentate dall’espressione “BlueANon”, che fa riferimento al complottismo diffuso tra i sostenitori democratici. Si ipotizza che l’attentato sia stato organizzato dallo staff di Trump, forse in collaborazione con i servizi segreti, per far apparire il tycoon come un martire e agevolarne il cammino verso la Casa Bianca.
Alcuni complottisti sostengono che il sangue presente sul palco durante l’attentato fosse finto e che l’intera situazione fosse una messa in scena. Si sollevano dubbi sulle reazioni di Trump e sulla mancanza di protezione da parte della sua scorta durante l’attacco. Altri ipotizzano che l’attentatore sia stato lasciato libero di agire a causa di presunte falle nella sicurezza.
Nonostante i dubbi sulla gestione dell’attentato, ci sono elementi che rendono poco credibili le teorie dei complottisti. Ad esempio, se l’obiettivo fosse stato uccidere Trump, perché l’attentatore ha sparato con un fucile semiautomatico anziché con un fucile di precisione? Inoltre, se l’intento fosse stato far di Trump un martire, perché rischiare di ucciderlo invece di ferirlo in modo non letale?
L’attentato ha causato la morte di un ex capo dei vigili del fuoco, Corey Comperatore, che ha perso la vita proteggendo sua figlia. Trump stesso ha parlato dell’attacco in un’intervista al New York Post, mostrando i segni dell’aggressione subita. Nonostante le teorie del complotto, l’ex presidente ha sottolineato l’importanza della foto scattata dopo gli spari, definita da molti come iconica.