Querela tra Mastella e Calenda: la sfida per la lista Stati Uniti D’Europa
Polemiche e denunce nell'ambito politico italiano
Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha presentato una querela contro il leader di Azione, Carlo Calenda, a seguito di un post su X. La vicenda risale al 3 aprile, quando è stata annunciata la formazione della lista Stati Uniti D’Europa, con i radicali di +Europa che hanno abbandonato Azione per Italia Viva, guidati da un lavoro dietro le quinte dell’ex deputato Gianfranco Librandi. Questa scelta potrebbe aver compromesso le possibilità di raggiungere il 4% necessario per eleggere eurodeputati.
Nel tentativo di ricucire i rapporti, le diplomazie si sono attivate, ma l’incompatibilità tra Matteo Renzi e Carlo Calenda ha reso impossibile qualsiasi convergenza. Inoltre, la questione dei numeri ha reso difficile trovare un accordo che garantisse un seggio a tutti i partiti coinvolti. Calenda, consapevole di ciò, ha declinato ogni invito, basandosi anche sulle esperienze passate con l’ex alleato.
La leader radicale, Emma Bonino, ha criticato la decisione di Calenda di non partecipare alla lista Stati Uniti D’Europa come un grave errore, scatenando la reazione diretta del leader di Azione. In un post, Calenda ha espresso il suo dissenso riguardo alla formazione di una lista che includeva movimenti destinati a gruppi politici europei diversi, sottolineando la contraddizione tra il nome della lista e i comportamenti di alcuni partecipanti.
Le sue parole hanno suscitato polemiche, in particolare per le accuse rivolte a Renzi e per il riferimento a Cuffaro, Cesaro e Mastella, accusati di promuovere una cultura mafiosa. Questo ha provocato la reazione del sindaco di Benevento, che ha deciso di querelare Calenda per diffamazione.
Attualmente, la denuncia è nelle mani della Procura di Roma, che ha avviato un’indagine nei confronti dell’ex ministro. Tuttavia, Calenda gode dell’immunità parlamentare, che impedisce ulteriori azioni legali. Il giudice per le indagini preliminari ha chiesto al Senato di valutare l’immunità parlamentare di Calenda, lasciando la decisione alla giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama.
