Notizie

Scandalo droni iraniani: Polonia coinvolta nell’invasione russa

Indagini svelano legami tra azienda polacca e droni utilizzati contro l'Ucraina

Scandalo droni iraniani: Polonia coinvolta nell’invasione russa

La Polonia si è distinta per il suo forte sostegno all’Ucraina durante l’invasione russa, annunciando di voler intervenire direttamente nel conflitto abbattendo missili e droni russi sui cieli ucraini. Tuttavia, è emerso uno scandalo legato al presunto coinvolgimento di un’azienda statale polacca nella produzione dei droni iraniani utilizzati dalla Russia per bombardare Kiev.

La Wsk Poznan, azienda produttrice di componenti per il settore aerospaziale partecipata dall’Agenzia statale per lo sviluppo industriale, è stata coinvolta nell’inchiesta condotta dall’emittente privata polacca Radio Zet. Secondo le indagini, la Wsk Poznan avrebbe venduto pompe di carburante al produttore di motori iraniano Motorsazan Company, destinandole ufficialmente a trattori ma utilizzate di fatto dall’Iran per la produzione dei droni kamikaze Shahed 136, successivamente venduti alla Russia e impiegati anche in un attacco contro Israele.

Le prime transazioni di queste componenti si sarebbero verificate nelle prime fasi della guerra in Ucraina, con sospetti sollevati dall’Agenzia per la sicurezza interna polacca già nel luglio 2022. Dopo un’indagine durata mesi, nel febbraio 2023 la Procura nazionale ha formalizzato le accuse contro il presidente della Wsk Poznan, esponendolo a una possibile condanna fino a 10 anni di carcere. L’indagine, mantenuta segreta fino al momento, è stata prorogata fino al 30 settembre, scatenando nel frattempo una forte condanna politica, soprattutto da parte degli esponenti del nuovo governo Tusk, all’opposizione al momento dei fatti.

Il vice ministro delle Partecipazioni statali Robert Kropiwnicki ha definito la questione estremamente dannosa per l’immagine internazionale della Polonia, minando la credibilità del Paese. Anche il ministro degli Interni Tomasz Siemoniak ha condannato il caso come scandaloso. L’azienda coinvolta si è difesa affermando di essere impegnata a chiarire la situazione e di essere pronta a collaborare con le autorità investigative.

Questo caso polacco riaccende i riflettori su un problema più ampio riguardante i controlli insufficienti sulle esportazioni di beni a duplice uso dall’Unione Europea verso Paesi terzi, come tecnologie e apparecchiature che possono avere impieghi sia civili che militari. Secondo un’inchiesta del quotidiano britannico Financial Times, nel solo 2022 sono stati persi oltre un miliardo di dollari nelle esportazioni di questo genere di merci dall’UE, soprattutto dalle repubbliche baltiche, verso Paesi come Kazakistan, Kirghizistan e Armenia, partner chiave di Mosca nella regione.

Staff
  • PublishedJuly 19, 2024