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Riforma Sanitaria: Riduzione Liste d’Attesa e Innovazioni

Approvato decreto per migliorare tempi di erogazione prestazioni sanitarie

Riforma Sanitaria: Riduzione Liste d’Attesa e Innovazioni

Sulle visite mediche si cambia. Mercoledì 24 luglio, con 171 voti favorevoli e 122 contrari, la Camera ha approvato il ddl sulle misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, già approvato dal Senato.

La norma del ddl che ha suscitato maggiore interesse, la cosiddetta “salta fila”, è prevista dall’articolo 4 del testo. Questa misura mira a garantire il rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, prevedendo che le visite diagnostiche e specialistiche possano essere effettuate anche nei giorni di sabato e domenica, con la possibilità di prolungare la fascia oraria per l’erogazione di tali prestazioni. L’obiettivo del governo è ridurre i tempi di attesa per le visite, uno dei principali problemi della sanità pubblica.

Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo, su 1100 intervistati, 950 cittadini hanno riscontrato difficoltà nel prenotare una visita o un esame specialistico nell’ultimo anno. Le liste d’attesa troppo lunghe sono state indicate da circa due terzi degli intervistati come uno dei problemi principali, spesso portando a superare di gran lunga le tempistiche d’urgenza indicate sulla ricetta. Altri problemi riscontrati includono la distanza dalle strutture ospedaliere e gli appuntamenti non disponibili a causa delle agende di prenotazione chiuse.

Una delle novità contenute nel decreto è la creazione di una Piattaforma nazionale per le liste d’attesa, che sarà istituita presso l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Questa piattaforma avrà il compito di monitorare in modo preciso e costante i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, collaborando con le piattaforme regionali per snellire i tempi.

Inoltre, verrà istituito un Centro unico di prenotazione (Cup) a livello regionale o infra-regionale, che si occuperà di gestire le prenotazioni sia delle strutture pubbliche che di quelle private convenzionate. Il Cup attiverà un sistema di disdetta delle prenotazioni, consentendo ai pazienti di gestire le proprie prenotazioni anche da remoto. Chi non si presenta alla visita senza disdire potrebbe essere tenuto a pagare la prestazione.

Il decreto prevede anche la possibilità, per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, di ricorrere ai privati accreditati se nel settore pubblico non ci sono posti disponibili. Inoltre, si mira ad aumentare il tetto di spesa per il personale sanitario, passando dal 10% del 2023 al 15% dell’incremento del Fondo sanitario regionale nel 2024. A partire dal 2025, il tetto di spesa sarà abolito e sostituito da un nuovo sistema per stabilire i fabbisogni minimi e massimi delle strutture sanitarie.

Giorgia Meloni sostiene che la strada intrapresa dal governo sia quella giusta. Propone la creazione di un sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa e l’implementazione di un efficace meccanismo di controlli. Meloni propone inoltre l’ampliamento dell’offerta con un Cup unico regionale che metta a disposizione sia le prestazioni erogate dal settore pubblico che quelle erogate dal privato accreditato. Si propone di garantire che ai cittadini venga sempre erogata la prestazione, anche ricorrendo alle prestazioni in intramoenia e alle strutture private accreditate. Dal 2025, si propone di abolire il tetto di spesa per le assunzioni del personale sanitario e di detassare le retribuzioni per le prestazioni aggiuntive che contribuiscono a ridurre i tempi delle liste d’attesa.

Dall’altro lato, l’opposizione, rappresentata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, critica il provvedimento sostenendo che non inciderà sulla lunghezza delle liste di attesa. Schlein afferma che il decreto non risolverà i problemi di 10 milioni di prestazioni non erogate e di 4 milioni di persone che rinunciano alle cure. Il deputato del Partito Democratico, Marco Furfaro, ha evidenziato che il decreto non prevede finanziamenti per la sanità pubblica e trasferisce risorse da fondi importanti destinati a malati, pazienti e cittadini, come il fondo per gli indennizzi per danni derivati da trasfusioni di sangue infetto o vaccinazioni obbligatorie.