Economia

Ritardo dell’Italia nei fondi europei post-Covid: rischi e soluzioni

Analisi della Corte dei conti Ue sull'attuazione dei Piani di ripresa e resilienza

Ritardo dell’Italia nei fondi europei post-Covid: rischi e soluzioni

La spesa dei fondi europei per la ripresa post-Covid procede lentamente in tutta Europa, ma è soprattutto il ritardo dell’Italia, con il maggior importo di risorse da gestire, a destare preoccupazione. Attualmente, Roma deve ancora completare il 63% degli investimenti entro il 2026, mentre la media europea si attesta al 34%. Questi dati emergono da una relazione della Corte dei conti dell’Unione europea sullo stato di attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza alla fine del 2023.

Un’implementazione tempestiva dei Piani nazionali di ripresa e resilienza è fondamentale per evitare ostacoli nell’esecuzione delle misure alla fine del ciclo di vita del programma e per ridurre il rischio di spese inefficaci e irregolari, come spiega Ivana Maletic, membro della Corte dei conti Ue coinvolta nell’analisi. A metà percorso, i Paesi dell’Unione europea hanno utilizzato meno di un terzo dei finanziamenti previsti e hanno raggiunto meno del 30% degli obiettivi e dei traguardi prefissati.

I Piani nazionali di ripresa e resilienza includono obiettivi e traguardi da raggiungere, che comprendono sia riforme che investimenti. Sebbene l’Italia, come altri Stati membri dell’UE, stia progredendo positivamente sul fronte delle riforme, si concentra principalmente sugli investimenti verso la fine del periodo di finanziamento. Questo approccio, avverte la Corte dei conti, potrebbe generare problemi sia in termini di qualità dei progetti che di capacità di assorbimento delle risorse previste.

La relazione evidenzia anche i progetti inizialmente previsti nei Piani nazionali di ripresa e resilienza che sono stati abbandonati a causa delle difficoltà nell’attuazione pratica. Ad esempio, in Italia è stato citato il caso dell’investimento per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione di energia elettrica offshore, che prevedeva l’utilizzo di tecnologie sperimentali per generare energia pulita dalle correnti e dal moto ondoso. Dopo consultazioni pubbliche e ulteriori indagini, è emerso che il processo di autorizzazione dei progetti beneficiari non era compatibile con il periodo di attuazione del Recovery. Di conseguenza, le autorità italiane hanno proposto di eliminare il progetto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, decisione accettata dalla Commissione europea dopo una valutazione.

Anche la costruzione di 2.500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici entro il secondo trimestre del 2023 è stata rinviata, poiché nessun soggetto ha presentato domanda al termine del bando. Questi sono solo alcuni esempi dei problemi che possono emergere nell’attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, sottolineando l’importanza di un’implementazione efficace e tempestiva per garantire il successo delle misure e degli investimenti previsti.