Cronaca

Il caso Yara Gambirasio: la controversia sulla conservazione del DNA e la sentenza definitiva

La vicenda giudiziaria che ha scosso l'Italia e sollevato dubbi sulla gestione delle prove

Il caso Yara Gambirasio: la controversia sulla conservazione del DNA e la sentenza definitiva

La pm Letizia Ruggeri, coinvolta nel caso Yara Gambirasio, è stata indagata per frode processuale e depistaggio a Venezia. La sentenza definitiva della Cassazione ha confermato che Yara è stata uccisa da Massimo Bossetti, il cui corpo senza vita è stato ritrovato il 26 febbraio 2011. Bossetti ha contestato alcuni aspetti tecnici nel trattamento dei campioni del dna, portando all’indagine sulla pm.

Al centro della disputa c’era la conservazione dei 54 campioni di Dna, estratti dagli abiti di Yara e contenenti la traccia mista di vittima e carnefice. Questi campioni sono stati spostati dal frigo dell’ospedale San Raffaele all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo, interrompendo la catena del freddo e mettendo a rischio la possibilità di nuove analisi. Il trasferimento è stato deciso dalla pm Letizia Ruggeri senza attendere il provvedimento della corte d’Appello di Bergamo, ignorando l’allarme dei carabinieri sul rischio di deterioramento dei campioni di Dna.

La difesa di Bossetti ha sostenuto che la pm Ruggeri ha agito consapevolmente per rendere i reperti biologici inservibili per nuove indagini. Tuttavia, la pm ha difeso le proprie azioni affermando di aver curato con massime cautele le 54 provette fino al passaggio in giudicato della sentenza.

Il gip Alberto Scaramuzza ha dato ragione alla procura di Venezia che ha sollecitato l’archiviazione del caso. La procuratrice aggiunta di Venezia, Paola Mossa, ha ribadito che Letizia Ruggeri ha agito con correttezza e senza alcuna ‘ansia di distruzione’. Anche se la corte d’Assise ha sottolineato la non opportunità di distruggere i reperti, il cambio di luogo dopo il verdetto definitivo è stato considerato una soluzione di prudenza da parte del giudice.

La prova scientifica su cui si basa il giudizio di responsabilità nei confronti di Bossetti è stata considerata solida, senza elementi che possano metterla in discussione. Non vi è motivo per credere che ulteriori accertamenti possano influenzare tale giudizio.