Inflazione Eurozona: Possibile Taglio Tassi BCE
L'Eurozona sotto il target del 2%, Lagarde cauta sul taglio tassi. Italia quarta più bassa inflazione UE.
L’inflazione nell’Eurozona è scesa al di sotto del target del 2% individuato dalla Banca centrale europea come livello di riferimento. Il nuovo scenario fa sperare in un possibile ulteriore taglio di interesse. Ieri, al Parlamento europeo, la presidente della Bce Christine Lagarde è stata molto cauta a riguardo.
Secondo i dati preliminari pubblicati oggi dall’Ufficio statistico europeo (Eurostat), l’inflazione dell’Eurozona sarebbe scesa all’1.8% nel mese di settembre. Si tratta del livello più basso da più di tre anni e si deve principalmente alla riduzione dei prezzi dell’energia, che avevano subito un grande aumento negli anni passati. Nel 2022 si era raggiunto il livello record del 10,6% a causa dell’aumento vertiginoso dei costi del gas dovuto alla guerra in Ucraina, il che aveva dato il via al ciclo del rialzo dei tassi d’interesse da parte di Francoforte. Proprio ieri, Lagarde si era detta fiduciosa sul ritorno del tasso di inflazione al livello base. “Siamo determinati a portare l’inflazione verso l’obiettivo di medio periodo del 2% in maniera tempestiva. I tassi d’interesse verranno mantenuti sufficientemente restrittivi fintanto che saranno necessari per raggiungere il nostro obiettivo”, ha affermato la presidente nel corso di un’audizione alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo.
Per i dati ufficiali bisogna attendere il Consiglio direttivo del 17 ottobre, dove si discuterà anche del famigerato taglio dei tassi di interesse e lì verrà presa la decisione finale.
Qualsiasi decisione futura sull’allentamento dei tassi dipenderà dai dati. “Il ritmo e la portata dei tagli dei tassi dipenderanno dalla valutazione complessiva del Consiglio direttivo riunione per riunione”, ha avvertito Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo della Bce e governatore della Banca centrale finlandese dopo la pubblicazione dei dati Eurostat. Prudenza dunque resta la parola d’ordine per il momento.
Il sentimento causato dalla volatilità dei prezzi, soprattutto dei generi alimentari e dell’energia, è stato sottolineato ieri dalla stessa Lagarde che avverte di attendersi pressioni sui prezzi nel quarto trimestre di quest’anno e un ritorno all’obiettivo del 2% solo alla fine del 2025. Gli investitori hanno aumentato le loro scommesse su tagli più rapidi in seguito ai commenti della Lagarde e i mercati ora quotano l’85% di possibilità di un taglio dei tassi il 17 ottobre, rispetto al 25% dell’inizio della scorsa settimana.
Lo scorso 12 settembre la Bce aveva deciso un ulteriore taglio dei tassi dello 0,25%, dopo quello di giugno, portando il tasso di deposito dal 3,75 al 3,5%. Gli analisti prevedevano che si sarebbe andati avanti con un ritmo di taglio trimestrale fino a raggiungere un tasso del 2,5% nel settembre 2025, ma ora le cose potrebbero procedere più velocemente.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo l’Eurostat la crescita dell’inflazione annuale in Italia a settembre sarebbe la quarta più bassa dell’Unione europea, con un tasso stimato di 0,8%. Secondo l’ufficio statistico dell’Ue, Irlanda (0,2%), Lituania (0,4%) e Slovenia (0,7%) dovrebbero mostrare tassi di inflazione su base annua inferiori. Il tasso di crescita più alto si stima sarà registrato in Belgio e sarà pari al 4,5%.
Il settore che si aspetta faccia registrare la crescita dei prezzi più elevata è quello dei servizi, con un tasso del 4,0% (rispetto al 4,1% di agosto), seguito dal settore alimentari, alcol e tabacco (2,4% rispetto al 2,3% di agosto), dal settore dei beni industriali non energetici (0,4% stabile rispetto ad agosto) e, in ultimo, dal settore dell’energia, che dovrebbe mostrare una contrazione dei prezzi del 6% (ad agosto i prezzi si erano contratti del 3% rispetto al loro livello dell’anno prima).