Flavio Briatore contro il Comune di Roma: la battaglia dei fiori al Crazy Pizza
L'imprenditore esprime frustrazione per le sanzioni e le restrizioni imposte al suo locale
Il Crazy Pizza a Roma di Flavio Briatore ha aperto i battenti due anni fa e da allora ha accumulato diverse sanzioni, per un totale di oltre 3.500 euro. L’ultima sanzione è stata comminata l’1 ottobre 2024 a causa dei fiori che decorano la facciata del locale situato in via Veneto.
Secondo quanto riportato dal Corriere, la maggior parte dell’importo della sanzione sarebbe già stata saldata, ma al momento la presidente del I Municipio, Lorenza Bonaccorsi, non avrebbe ancora inviato la lettera di diffida per richiedere la rimozione delle installazioni floreali.
Frattanto, Briatore, stanco delle continue multe, ha deciso di esprimere la sua frustrazione attraverso un video condiviso sul suo profilo Instagram. Nel video, l’imprenditore critica aspramente il Comune di Roma, accusandolo di osteggiare i fiori ma di tollerare le bancarelle abusive e di considerare la spazzatura come qualcosa di decoroso.
Nel video, Briatore afferma: “Abbiamo capito qual è il problema del municipio di Roma: il problema sono i fiori del Crazy Pizza in via Veneto, che fanno parte della nostra immagine, ma a Roma non vanno bene. Prima i fiori erano simbolo di eleganza, ma per il Comune di Roma sono segno di degrado”. L’imprenditore esprime il suo disappunto per il fatto che, secondo lui, il Comune consideri la spazzatura come un elemento di bellezza ed eleganza, mentre ostacola la presenza di luci, ombrelloni e sedie all’esterno del locale.
Briatore accusa l’assessore, senza citarne il nome, di essere un “odiatore sociale” il cui unico obiettivo sarebbe quello di contrastarlo. L’imprenditore si scaglia contro ciò che definisce un “gruppo di odiatori sociali”, sottolineando la sua indignazione per il fatto che vengano tollerate bancarelle abusive e criminalità organizzata, mentre vengono imposti divieti e restrizioni al suo locale.
Concludendo il suo sfogo, Briatore esorta la cittadinanza a non votare per chi non porta alcun beneficio alla comunità, definendo tali individui come “gente che non serve a niente” e invitando a mandarli via con decisione.