Impatto della migrazione sull’adolescenza: rischio di psicosi
Studio evidenzia le sfide mentali per giovani migranti
L’emigrazione può rappresentare un’esperienza estremamente difficile, soprattutto per coloro che affrontano viaggi in condizioni estreme e mettono a rischio la propria vita. Tuttavia, è particolarmente impegnativa per i giovani, che possono subire traumi che li accompagneranno per tutta la vita. Un recente studio sulla salute mentale dei migranti ha evidenziato come il repentino cambiamento di lingua, usi e costumi, unito alla vulnerabilità dell’età adolescenziale, possa scatenare disturbi mentali profondi, creando un’urgente emergenza silenziosa.
Secondo il report, gli adolescenti nordafricani e di colore, con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, sono la categoria più esposta a un alto rischio di psicosi a causa della migrazione. La correlazione tra l’aumento del rischio di psicosi e il fenomeno migratorio era già nota, ma un nuovo studio pubblicato su PLOS Mental Health suggerisce che l’età e l’etnia svolgano un ruolo centrale.
Il professor James Kirkbride, esperto di epidemiologia psichiatrica e sociale presso l’University College di Londra (Ucl) e coautore dello studio, ha sottolineato che l’adolescenza è un periodo cruciale in cui si forma l’identità e si sperimenta lo sviluppo sociale, cognitivo e neurologico. Migrare durante l’adolescenza può interrompere la formazione della rete sociale e richiedere agli adolescenti di imparare una nuova lingua, adattarsi a nuove norme e costumi sociali e culturali, affrontare nuovi ambienti sociali e potenziali forme di discriminazione e razzismo, fattori notoriamente associati al rischio di psicosi.
Il team di studiosi ha scoperto che gli adolescenti neri emigrati tra gli 11 e i 17 anni avevano un rischio quasi doppio di sviluppare la psicosi rispetto ai bianchi che non erano emigrati, considerando fattori come l’etnia, i marcatori di svantaggio sociale e la storia di psicosi dei genitori. Al contrario, non è emerso alcun aumento di rischio per coloro che migrano durante l’infanzia o l’età adulta.
Humma Andleeb, docente all’Ucl e prima autrice dello studio, ha sottolineato che i bianchi in Europa non sono considerati minoranze visibili e potrebbero quindi non affrontare gli stessi svantaggi o essere in grado di adattarsi più facilmente. Inoltre, potrebbero avere maggiori probabilità di migrare all’interno dell’Europa, evitando alcuni svantaggi legati alla migrazione.
Nonostante i risultati interessanti, gli autori del report riconoscono che il lavoro necessita di ulteriori approfondimenti. Lo studio presenta limiti, non stabilisce relazioni di causa ed effetto e non segue l’evoluzione delle persone nel tempo. Inoltre, le dimensioni del campione studiato per alcuni gruppi sono limitate, pertanto è essenziale condurre ulteriori ricerche per comprendere appieno le ragioni per cui gli adolescenti migranti presentano un rischio maggiore di psicosi.
Il dottor Kirkbride ha sottolineato l’importanza di concentrarsi sul supporto alla salute mentale dei giovani migranti e sull’aiuto per favorirne l’integrazione nella società, dotandoli delle competenze necessarie per affrontare nuovi contesti e prevenire gravi problemi di salute mentale.