Sentenza storica sulla responsabilità del terremoto dell’Aquila del 2009
Confermato risarcimento ai familiari delle vittime e assoluzione degli scienziati
La sentenza della Corte di Appello dell’Aquila ha confermato la decisione del Tribunale che ha accolto la richiesta di risarcimento a favore dei figli di una delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009. L’uomo è deceduto a causa del crollo di un edificio nel centro storico, che ha causato la morte di altre 24 persone.
Il risarcimento è stato stabilito dopo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata citata in giudizio e condannata a pagare 385 mila euro per uno dei crolli più gravi avvenuti nella città abruzzese. Il figlio dell’uomo, presente con la madre al momento della tragedia, è rimasto gravemente ferito e ha subito danni permanenti.
L’avvocato Giuseppe Fisauli, che rappresenta le parti civili, sottolinea che questa sentenza conferma l’assenza di responsabilità da parte delle vittime, contrariamente a quanto affermato in precedenza dal giudice Monica Croci in un altro processo riguardante lo stesso edificio. Il giudice aveva allora attribuito una parte di colpa alle vittime per non essere uscite dall’edificio dopo le prime scosse.
La Corte di Appello ha ribadito che non ci sono state negligenze da parte delle vittime, in quanto le istituzioni pubbliche avevano diffuso informazioni rassicuranti. La Commissione Grandi Rischi, riunitasi all’Aquila il 31 marzo 2009 durante lo sciame sismico, aveva invitato la popolazione ad affrontare la situazione con serenità. Tuttavia, cinque giorni dopo, si è verificata la tragica scossa che ha causato la morte di 309 persone e più di 1500 feriti.
I sette scienziati membri della commissione sono stati inizialmente condannati a sei anni di carcere per aver fornito rassicurazioni prive di basi certe alla popolazione. In appello, sono stati invece assolti. Bernardo De Bernardinis, all’epoca vice capo della Protezione Civile, è stato condannato a due anni di reclusione, pena confermata dalla Cassazione.