Rischi per la privacy: studenti di Harvard dimostrano vulnerabilità degli occhiali olografici Meta
L'esperimento I-Xray mette in luce il pericolo di violazioni della privacy con la tecnologia di Meta
Sono trascorsi cinque anni per Meta per sviluppare gli occhiali olografici ‘Orion’, mentre bastarono pochi giorni a due studenti di Harvard per dimostrare come il dispositivo di ‘mister Facebook’, combinato con la tecnologia di riconoscimento facciale e intelligenza artificiale, potesse essere utilizzato per ottenere illegalmente informazioni personali come identità, numeri di telefono e indirizzi.
I-Xray: l’esperimento di due studenti
La demo utilizzata dai due studenti, chiamata I-Xray, sfrutta tecnologie già esistenti e facilmente accessibili, sollevando una serie di inquietanti preoccupazioni sulla privacy. AnhPhu Nguyen, uno dei due giovani, ha pubblicato un video che mostra il processo in azione. In pratica, il sistema sfrutta la capacità degli occhiali per la realtà aumentata di Meta di trasmettere video in streaming su Instagram.
Il funzionamento di I-Xray è basato su un programma al computer che monitora la diretta e, tramite l’intelligenza artificiale, identifica i volti. Le immagini vengono quindi confrontate con i database pubblici per ottenere informazioni sensibili, che vengono visualizzate su un’app. Nel video diffuso online, gli studenti riescono a identificare in tempo reale compagni di classe e perfetti sconosciuti, ottenendo i loro indirizzi e i nomi dei loro familiari.
La precisione della tecnologia rende I-Xray uno strumento potenzialmente pericoloso nelle mani sbagliate. Gli studenti hanno dichiarato di aver creato la demo non per scopi malevoli, ma per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi di tali oggetti. Se la prima versione dei Google Glass, oltre dieci anni fa, ottenne reazioni negative per la possibilità di registrare le persone in spazi pubblici senza consenso, ora l’intelligenza artificiale integrata negli occhiali di Meta rischia di mettere a repentaglio la riservatezza dei dati.
Gli occhiali ‘Orion’, oltre a essere connessi in wireless alla rete, sono dotati di fotocamera, cuffie e un assistente AI a comando vocale, ma includono anche minuscoli proiettori per visualizzare video, schermi o persino persone sotto forma di ologrammi. Le immagini sono nitide, luminose e abbastanza grandi da adattarsi a tutti gli usi e ambienti, senza impedire il contatto visivo con le persone fisicamente presenti. Questo grado di qualità fa capire quanto possa essere semplice, per i malintenzionati supportati da una tecnologia adeguata, appropiarsi di dati sensibili di chiunque.