Sarco: La Capsula del Suicidio e la Sospensione in Svizzera
La controversa vicenda della capsula Sarco e le implicazioni legali
L’utilizzo del macchinario conosciuto come “capsula del suicidio”, noto anche come “Sarco”, è stato interrotto in Svizzera dopo che una donna statunitense vi si era sottoposta per prima nel mese di settembre. La sua morte ha scatenato una serie di arresti con l’accusa di istigazione e aiuto al suicidio. La capsula è stata considerata contraria alle leggi del Paese, anche se queste sono piuttosto permissive riguardo alla morte assistita. Le associazioni che sostengono la legalizzazione della pratica hanno annunciato la sospensione della procedura, in attesa dell’esito del processo.
La notizia della sospensione è stata riportata da Associated Press, che ha citato una nota degli attivisti che promuovono il dispositivo. Essi hanno dichiarato di aver smesso di accettare le richieste di coloro che desiderano morire tramite la capsula, avendo ricevuto ben 371 domande dal mese di settembre. Il principale sostenitore del macchinario è il dottor Philip Nitschke, fondatore di “Exit International”, che afferma che “una morte serena è un diritto umano fondamentale per tutti gli adulti razionali, indipendentemente dalla malattia o dall’approvazione medica”. Anche il gruppo di attivisti “The Last Resort”, fondato da Florian Willet, ha chiesto la legalizzazione di Sarco. Willet è tra le persone arrestate dopo il primo utilizzo della macchina e sarebbe stato presente al momento del suicidio della donna statunitense di 64 anni, la quale avrebbe descritto la morte nella capsula come un’esperienza “pacifica, rapida e dignitosa”.
Sarco è stato realizzato tramite stampa 3D, con un costo superiore al milione di dollari. Il suo funzionamento è semplice: una volta all’interno, la persona può sedersi su una poltrona reclinabile e premere un pulsante che rilascia azoto nell’abitacolo sigillato, causando un addormentamento e la morte per soffocamento in pochi minuti. Dopo il primo utilizzo, la ministra della Salute svizzera, Elisabeth Baume-Schneider, ha dichiarato che Sarco non è considerato un dispositivo sicuro e che l’utilizzo dell’azoto per morire non è compatibile con le leggi vigenti nel Paese.