Scontri a Bologna: polemiche tra governo e sindaco
Confronto acceso dopo manifestazioni opposte e violenze
Il confronto tra il ministro dell’Interno Piantedosi e il sindaco di Bologna Lepore si è intensificato dopo gli scontri avvenuti sabato scorso 9 novembre tra manifestanti e polizia nel capoluogo emiliano, coinvolto nello stesso giorno da due manifestazioni di segno opposto. Il caos è scoppiato quando i collettivi hanno cercato di superare il cordone di sicurezza per raggiungere il corteo organizzato dagli attivisti di CasaPound, durante i quali sono stati lanciati fumogeni e petardi, causando il ferimento di tre agenti.
Il sindaco di Bologna ha accusato il governo di aver inviato 300 camicie nere mentre la città chiedeva fondi per l’alluvione. La replica del ministro Piantedosi non si è fatta attendere, seguita successivamente dall’intervento della premier Giorgia Meloni.
La giornata di sabato 9 novembre è stata caratterizzata da due manifestazioni di segno opposto a Bologna, con il via libera ai cortei che aveva già creato preoccupazioni per possibili scontri. Il sindaco Lepore, preoccupato per l’incolumità pubblica, aveva chiesto di spostare la manifestazione dei gruppi di destra, ma la richiesta non è stata accolta in virtù del principio democratico.
Successivamente si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia, seguiti dalle dichiarazioni di Piantedosi sulle vergognose aggressioni e violenze da parte di gruppi di facinorosi contro gli agenti, comportamenti definiti pericolosi ed inaccettabili in una democrazia. La polemica è esplosa dopo l’attacco del sindaco Lepore al governo.
Lepore ha dichiarato che il ministero degli Interni dovrebbe dare spiegazioni alla città di Bologna per la gestione dell’ordine pubblico, sottolineando che la manifestazione dei patrioti vicino alla stazione di Bologna era stata oggetto di contrarietà da parte delle forze dell’ordine locali. Piantedosi si è detto stupefatto dalle dichiarazioni del sindaco, sottolineando la correttezza dell’operato della prefettura e delle forze di polizia.
La premier Meloni ha definito l’invio delle camicie nere come la “carta della disperazione della sinistra”, aggiungendo che le uniche camicie nere viste erano quelle blu dei poliziotti aggredite dai centri sociali. Ha poi criticato il sindaco di Bologna per la mancanza di coerenza nelle sue dichiarazioni pubbliche e private.
La giornata ha sollevato polemiche non solo per la scelta della prefettura di autorizzare il corteo dei neofascisti contemporaneamente a quello dei collettivi, ma anche per le dichiarazioni successive dei politici, inclusa quella di Salvini sui centri sociali da chiudere immediatamente. Un video in cui un militante di CasaPound chiede a un funzionario di polizia di far abbassare gli scudi ha alimentato ulteriori controversie, con l’accusa smentita categoricamente dalla questura.