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Sciopero Enel: critiche e cambiamenti nel piano industriale

Sciopero Enel per critiche al piano industriale: rallentamento investimenti rinnovabili, dismissioni attività, esternalizzazioni. Enel mira a trasformazione verso energie rinnovabili.

Sciopero Enel: critiche e cambiamenti nel piano industriale

L’8 marzo scorso, i lavoratori dell’Enel hanno scioperato contro le dismissioni di alcune attività e l’assegnazione ad aziende esterne di lavori precedentemente svolti internamente. Le manifestazioni si sono svolte in diverse città italiane, con la partecipazione di centinaia di dipendenti preoccupati per la sicurezza del proprio impiego. Attualmente, Enel conta 31mila dipendenti in Italia, molti dei quali esprimono critiche al nuovo piano industriale dell’azienda.

Secondo i sindacati Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, il piano industriale di Enel potrebbe comportare un rallentamento degli investimenti nelle energie rinnovabili nei prossimi tre anni e la vendita di alcune attività per garantire la sostenibilità finanziaria dell’azienda. Le organizzazioni sindacali accusano Enel di privilegiare gli interessi finanziari a discapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti.

Le misure contestate includono la riduzione dei costi del personale, come l’introduzione di due turni di lavoro e la diminuzione dei giorni di smart working mensili. Inoltre, la dismissione di attività ad alta specializzazione, come le manovre in cabina secondaria, preoccupa i lavoratori specializzati di questi settori che temono il licenziamento.

I sindacati criticano anche la politica di esternalizzazione degli interventi sulla rete energetica adottata dal nuovo management di Enel, sottolineando la necessità di investire maggiormente nelle energie rinnovabili. Gli investimenti nella transizione energetica sono stati ridotti rispetto agli anni precedenti, sollevando preoccupazioni sul raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di resilienza e ripresa.

Enel, società leader nel settore energetico italiano, ha recentemente annunciato un cambio di strategia per affrontare le sfide future. Il nuovo piano industriale, presentato dal CEO Flavio Cattaneo, mira a trasformare il gruppo in un’organizzazione più snella, flessibile e resiliente, focalizzandosi sugli investimenti nelle energie rinnovabili, in particolare sugli impianti eolici e fotovoltaici.

Il piano prevede anche la chiusura delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia entro il 2027, in linea con gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento ambientale. Enel ha già avviato l’implementazione del nuovo piano industriale, annunciando la vendita di parte della rete elettrica della provincia milanese e della val Trompia alla società A2A, per accelerare gli investimenti necessari alla transizione energetica.

Nonostante le contestazioni sindacali, Enel ha risposto sottolineando che il piano strategico prevede un significativo programma di investimenti in Italia, mirando a rilanciare la crescita senza riduzioni retributive o di personale. L’azienda si è impegnata a mantenere condizioni di lavoro favorevoli, come confermato dall’accordo sullo smart working.

Enel è fiduciosa che le azioni intraprese siano nell’interesse dei dipendenti e del futuro del Gruppo, garantendo un approccio sostenibile e redditizio per affrontare le sfide del settore energetico in evoluzione.

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